Sul bancone del bar, tra il rumore della macchinetta e il vociare dei clienti, molti chiedono il caffè «extra caldo» pensando di esaltarne l’aroma. Quel gesto quotidiano nasconde però un rischio poco noto: non è solo la quantità di caffeina a doverci preoccupare, ma anche la temperatura a cui la bevanda viene consumata. Chi prende il caffè come rito mattutino dovrebbe conoscere alcuni limiti pratici per evitare danni alla bocca e allo stomaco. Lo raccontano baristi e tecnici del settore, ma è un dettaglio che spesso sfugge a chi vive in città e beve di fretta.
Perché evitare il caffè bollente
Bere un liquido a una temperatura troppo elevata può provocare ustioni della mucosa orale e della gola: non si tratta di un’esagerazione, ma di un effetto misurabile. Studi medici e linee guida internazionali indicano che temperature superiori ai 70 gradi possono danneggiare i tessuti e aumentare il rischio di irritazioni prolungate. Al di là della sensazione immediata di bruciore, c’è anche un impatto sul gusto: un caffè troppo caldo tende a risultare più amaro, perché il calore accentua composti che al palato sembrano aggressivi.
Un altro aspetto riguarda chi aggiunge latte: a temperature elevate il latte subisce processi di disidratazione e alterazione delle proteine, che possono liberare concentrazioni maggiori di lattosio o produrre sapori sgradevoli. Questo è particolarmente rilevante per chi soffre di disturbi gastrici: una bevanda molto calda può irritare lo stomaco e peggiorare reflusso o sensibilità addominale.
Un dettaglio che molti sottovalutano è la frequenza con cui beviamo caffè caldo durante la giornata: non è un episodio isolato ma una ripetizione che amplifica i danni. Per questo motivo, baristi esperti raccomandano di lasciar intiepidire la bevanda prima di consumarla, e di non superare la soglia dei 70°C.

Come consumarlo senza rischi: consigli pratici
La regola pratica è semplice: aspettare qualche istante e verificare la temperatura prima di bere. In Italia, dove il caffè è parte della routine quotidiana, bastano pochi secondi in più per ridurre sensibilmente il rischio di scottature e per apprezzare meglio l’aroma. Al bar si può chiedere di ridurre la temperatura di erogazione oppure versare il contenuto in una tazza più fredda per favorire il raffreddamento.
Per chi preferisce il macchiato, il consiglio degli esperti è di usare latte vaccino a temperatura moderata: il latte vegetale, in alcune preparazioni, può alterare il sapore e la percezione dell’acidità. Matteo Di Lorenzo, comproprietario di un laboratorio di caffè, osserva che la scelta del latte influisce sul profilo aromatico e che «un caffè servito troppo caldo perde sfumature». È un fenomeno che in molti notano nei locali specializzati nel Nord Italia, dove la cultura del caffè è più diffusa e attenta ai dettagli.
Occhio anche all’orario: un doppio espresso al mattino è tollerato meglio dal metabolismo, mentre dopo i pasti è preferibile un caffè più morbido o una specialità con torrefazione diversa per «pulire il palato». Chi ama il cappuccino dovrebbe riservarlo alla colazione: la combinazione di latte e temperatura elevata può risultare pesante dopo pranzo. Un fenomeno che in molte città italiane è ormai evidente è la tendenza a bere con calma: lasciare raffreddare la tazza è una buona abitudine che molti stanno già adottando.
