Arrivati sull’isola, la prima impressione non è romantica: è pratica, polverosa, fatta di strade che si interrompono, pontili improvvisati e persone che gesticolano per spiegare un attraversamento. È proprio quel contesto che cercavamo: paesaggi che cambiano ogni ora, alberi dalle forme impossibili e una rete di parchi che mostra una biodiversità unica. Questo racconto nasce da 18 giorni di viaggio on the road in Madagascar con un itinerario concentrato sulla parte centro-occidentale: dalla rotazione lenta dei baobab al labirinto di pinnacoli degli Tsingy, fino alle spiagge e alle barriere coralline della costa ovest. Non è una guida aurea ma una raccolta di consigli concreti, costi reali e osservazioni sul campo che aiutano a decidere come muoversi, dove sacrificare qualche tappa e cosa invece non rinunciare. Un dettaglio che molti sottovalutano: i tempi di percorrenza qui si allungano per condizioni stradali e lavori in corso, perciò la pianificazione non è una formalità ma la base del viaggio.
Itinerario e logistica: come muoversi e quanto costa
Il Madagascar è grande e le strade spesso sono un insieme di asfalto, piste e tratti franati; per questo motivo la scelta di concentrare il viaggio in una zona limitata è pratica più che estetica. Noi abbiamo diviso il percorso in tre fasi: la zona dei baobab e degli Tsingy, la costa occidentale per mare e barriera corallina, e infine i parchi nazionali più verso Antananarivo per i lemuri. La regola numero uno è affidarsi a un autista locale esperto: guidare da soli richiede un 4×4 in condizioni ottimali e una conoscenza delle piste che raramente si trova sulle mappe. Dopo aver richiesto preventivi già in primavera, la scelta è ricaduta su una piccola agenzia locale che offriva driver a tariffe giornaliere – nel nostro caso una cifra intorno ai 65 euro al giorno inclusi vitto e alloggio del conducente, con pedaggi e carburante esclusi.
I voli internazionali sono spesso la parte più costosa: abbiamo pagato intorno a 1.550 euro a persona con scalo. Il visto si ottiene all’arrivo, in contanti (esempio pratico: 35 euro). Un dettaglio che molti sottovalutano: cambiare valuta all’ufficio subito fuori dall’aeroporto spesso dà il cambio migliore e consente di risparmiare cifre reali, soprattutto se si cambiano somme significative in ariary. Le carte sono raramente accettate e, quando lo sono, c’è una commissione. Un fenomeno che emerge nei racconti dei viaggiatori è l’ampia diffusione di sistemi locali di pagamento come Orange Money o mVola, utili soprattutto fuori dalle città principali.
Baobab e Tsingy: cosa aspettarsi nelle prime tappe
La parte centrale del viaggio ci ha portato rapidamente dal primo contatto urbano a paesaggi che sembrano scolpiti. Antsirabe è stata la prima tappa utile per adattarsi: cambio valuta, primo pranzo locale e la presa di coscienza dei tempi reali di spostamento. Proseguendo verso Morondava il paesaggio muta e, intorno al pomeriggio, il viale dei viale dei baobab offre una sequenza iconica: file di tronchi spessi che si stagliano contro il cielo e che funzionano bene sia al tramonto sia in luce morbida del mattino. Un aspetto che molti notano solo dopo esserci stati è la convivenza di turisti e vita locale sul viale: carretti, zebu e gente al lavoro attraversano lo stesso tratto.
Verso Bekopaka la strada si fa più impervia e le traversate in traghetto sul Tsiribihina sono parte dell’esperienza: chiatte che trasportano auto, attese che dipendono dal livello dell’acqua e una dose di polvere inevitabile. Le gole del Manambolo richiedono una breve escursione in piroga, mentre i Piccoli Tsingy sono accessibili con scale e punti panoramici che offrono una vista ravvicinata sui pinnacoli. L’escursione principale ai Grandi Tsingy, percorsa tramite l’Andamovazaky Circuit, richiede attitudine al movimento su ferrata leggera: scale, ponti sospesi e passaggi assicurati con cavo. La presenza di guide è obbligatoria e, per due giorni, la parcella può essere significativa rispetto al budget, ma paga in sicurezza e in accesso a punti che da soli non si raggiungono. Un fenomeno che in molti notano è la facilità con cui si scattano foto memorabili: i panorami favoriscono naturalmente immagini forti senza particolari artifici.
Costa, barriera e parchi: dall’oceano all’altopiano
Dalla seconda parte del nostro itinerario la costa occidentale ha mostrato un altro volto del Madagascar: villaggi di pescatori Vezo con imbarcazioni a vela quadrata, spiagge ampie scoperchiate dalla marea e resort minimal ma curati. Belo sur Mer e Andavadoaka sono esempi diversi della stessa costa: il primo più raccolto e artigianale, il secondo splendida combinazione di mare e snorkeling sulla barriera. A Andavadoaka abbiamo trovato il tratto di mare che definirei “piccolo paradiso”, con acque chiare, possibilità di escursioni in barca e strutture che privilegiano la semplicità. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto la marea trasformi il paesaggio e l’economia locale: barche che rimangono in secca per metri e attività di pesca che seguono ritmi non prevedibili.
Proseguendo verso sud, tappa inevitabile è il Parco dell’Isalo e poi Ranomafana: paesaggi completamente diversi, canyon, piscine naturali e foreste umide abitate dai lemuri. Le riserve come Anja, gestite localmente, permettono avvicinamenti controllati ai lemuri catta, mentre Ranomafana è il luogo dove la ricerca biologica e il turismo si incontrano. Dal punto di vista pratico, il clima in stagione secca è favorevole: mattine fresche in altopiano e giornate calde sulla costa, ma la protezione contro le zanzare e una giacca a vento per i tragitti in barca restano elementi essenziali del bagaglio. In termini di budget, su 18 giorni abbiamo speso una cifra indicativa intorno a 3.750 euro a testa, includendo volo, driver, hotel, cibo e ingressi: una ripartizione utile per chi sta pianificando spese realistiche. L’ultimo dettaglio che vale la pena segnalare riguarda le vaccinazioni e la malaria: le vaccinazioni di base sono solitamente verificate dai servizi di Medicina del Viaggiatore; la profilassi antimalarica è una scelta personale che dipende da stagione e percorso, mentre repellenti e zanzariere rappresentano misure concrete e diffuse.
